La certificazione “Human Authored” dell’Authors Guild contro l’invasione dei libri generati dall’IA

Autore: Vimana GRIONI

L’evoluzione dell’intelligenza artificiale sta influenzando in modo sempre più incisivo la creazione e la fruizione di opere protette da diritti di proprietà intellettuale, e numerose piattaforme, tra cui Amazon, hanno recentemente registrato un consistente afflusso di libri prodotti da software d’intelligenza artificiale. Tali testi spesso dimostrano un’abilità sorprendente nel replicare lo stile di autori in carne e ossa, generando un interrogativo cruciale riguardo all’effettivo creatore di questi contenuti. Per salvaguardare la creatività umana e fornire garanzie ai lettori, negli Stati Uniti l’Authors Guild (https://authorsguild.org/) ha sviluppato un sistema di certificazione “Human Authored” il cui scopo primario è attestare in maniera trasparente l’origine umana di un’opera letteraria.

Logo ufficiale della certificazione 'Human Authored' dell’Authors Guild, simbolo di autenticità per opere letterarie create da autori umani.

Mary Rasenberger, CEO dell’Authors Guild, ha voluto precisare che questo intervento non costituisce un rifiuto della tecnologia, piuttosto un invito a rendere esplicita la partecipazione umana nel processo creativo:

“Non si tratta di rifiutare l’IA, ma di far sapere ai lettori quando ciò che stanno leggendo proviene davvero da un essere umano.”

L’iniziativa sta suscitando notevole interesse nel settore poiché si colloca in un momento di forte dibattito sulla trasparenza e sulla tutela dell’originalità artistica.

Come funziona la certificazione

Il procedimento di rilascio del marchio “Human Authored” è stato progettato per risultare accessibile, ma rigoroso: l’autore interessato deve accedere ad un portale dedicato, registrare le informazioni concernenti il proprio libro e sottoscrivere un accordo di licenza che autorizzi l’impiego del simbolo distintivo. Tale marchio, una volta ottenuto, può essere esibito in copertina, lungo il dorso del libro o sui materiali promozionali, in modo da segnalare la natura autenticamente umana dell’opera.

Le linee guida stabiliscono che il testo risulti concepito in misura pressoché totale da uno scrittore umano, pur contemplando alcune eccezioni di portata limitata come l’impiego di strumenti di controllo grammaticale o di ricerca. La componente creativa alla base di una storia originale e coinvolgente deve, invece, rimanere integralmente riconducibile ad una persona fisica.

Protezione legale e garanzia di trasparenza

Il logo “Human Authored” non costituisce un mero elemento ornamentale, bensì un marchio destinato a essere registrato presso l’Ufficio Brevetti e Marchi degli Stati Uniti (USPTO), così da garantirne la tutela legale. Inoltre è in fase di predisposizione un database pubblico associato, accessibile a chiunque desideri verificare l’autenticità di un’opera contrassegnata dal marchio.

In un’epoca in cui la fiducia fra autore e lettore può risultare compromessa dal dilagare di contenuti automatizzati, questo genere d’iniziativa acquisisce un significato non soltanto simbolico, ma anche concreto. La differenza tra un testo generato da un algoritmo e uno frutto dell’impegno di un individuo in grado di scegliere con consapevolezza ogni parola diviene in tal modo più evidente agli occhi del pubblico.

Un progetto destinato a crescere

Attualmente la certificazione “Human Authored” è accessibile esclusivamente agli iscritti all’Authors Guild e per opere che abbiano un unico autore. Tuttavia è in fase di studio un’estensione che includa in futuro pubblicazioni collettive e autori non affiliati.

Qualora questa iniziativa dovesse svilupparsi su larga scala, potrebbe divenire un fattore chiave nel definire nuovi standard di qualità e autenticità nell’industria editoriale, fornendo uno strumento inedito per guidare i lettori nella selezione dei libri disponibili sul mercato.

Le radici del progetto e il contesto pregresso

L’idea di tutelare le opere creative dall’uso non autorizzato dell’IA non ha origini improvvisate. Già nel 2022 l’Authors Guild avviò un dibattito su una possibile licenza generale che consentisse alle aziende tecnologiche di sfruttare legalmente le opere letterarie, ipotizzando la creazione di un Registro degli autori incaricato di amministrare le licenze e di gestire la distribuzione dei compensi. Tra gli obiettivi di fondo figurava anche la limitazione della creazione di testi eccessivamente simili a quelli già esistenti.

Tali premesse si rivelarono ancor più strategiche alla luce di quanto avvenne successivamente: nel settembre del 2023, la Guild avviò un’azione legale contro OpenAI per presunta violazione dei diritti d’autore, sostenendo che la società avesse utilizzato opere protette senza autorizzazione per l’addestramento dei propri modelli linguistici. L’intento primario consisteva nel preservare il controllo degli scrittori sulle loro opere e nel richiedere una remunerazione adeguata per ogni eventuale impiego da parte di sistemi di IA.

Diversi autori di spicco offrirono il proprio sostegno a queste iniziative: James Patterson, ad esempio, contribuì perfino con un impegno finanziario, mentre figure note come George R.R. Martin (famoso per la saga di romanzi “A Song of Ice and Fire” che ha ispirato la serie televisiva “Game of Thrones”) e Jonathan Franzen, celebre scrittore contemporaneo, espressero il proprio appoggio pubblico. In tal modo, la comunità letteraria mostrò una partecipazione significativa e compatta.

Critiche e reazioni controverse

L’operato della Guild non ha mancato di suscitare contrasti: secondo David Gaughran, autore e critico del mercato editoriale, l’organizzazione concentrerebbe troppa attenzione sulle dispute con aziende come Amazon, trascurando la necessità di fornire soluzioni pratiche a vantaggio degli scrittori. Viene inoltre rilevato un episodio in cui la Guild si sarebbe schierata a difesa di editori dalla reputazione controversa, come PublishAmerica, scelta che, a giudizio di Gaughran, metterebbe in discussione la credibilità del sodalizio.

Sul fronte delle controversie legate alle società d’intelligenza artificiale, alcuni osservatori ritengono che la Guild stia assumendo un atteggiamento di difesa che riflette l’insicurezza di determinati autori nel competere con opere generate mediante IA. Secondo tali critiche, le azioni legali non avrebbero come finalità reale la tutela del diritto d’autore, ma esprimerebbero una scarsa inclinazione a rivedere i propri metodi e ad adattarsi alle dinamiche di un mercato editoriale sempre più ibridato dalla tecnologia.

All’interno della stessa comunità di scrittori non manca chi considera l’approccio dell’Authors Guild poco attento alle esigenze quotidiane di coloro che lavorano in modo indipendente o in ambito accademico. Tali voci lamentano una scarsa rappresentatività di un gruppo così variegato, sostenendo che l’istituzione focalizzi il proprio operato su interessi che non sempre rispecchiano la pluralità delle posizioni espresse dagli autori.

Le reazioni nel settore letterario

Numerosi professionisti della scrittura, per contro, manifestano una visione positiva della certificazione “Human Authored” e la ritengono un elemento cruciale per salvaguardare la fiducia che lega l’autore al suo pubblico. Parallelamente, la Society of Authors nel Regno Unito sta sviluppando raccomandazioni specifiche per tutelare gli operatori editoriali dall’effetto dell’IA: traduttori, redattori e altri addetti potrebbero infatti affrontare una riduzione di incarichi, dato l’impiego crescente di strumenti automatizzati dalle prestazioni sempre più evolute. In questo contesto la riflessione verte non soltanto su questioni economiche, ma anche su aspetti di carattere culturale poiché la proliferazione di testi creati da sistemi di IA rischia di saturare il mercato con prodotti sprovvisti di quella profondità espressiva e di quell’empatia che solo una mente umana può garantire.

Un marchio privato o un manifesto culturale?

Per quanto sopra illustrato, la certificazione “Human Authored” appare quindi non soltanto come un marchio registrato di natura privata, ma anche come un segnale di resistenza e di presa di posizione in un’era pervasa dai processi automatizzati. Potrebbe essere interpretata come un invito a valorizzare il contributo dell’ingegno umano, nella convinzione che l’esperienza e la sensibilità di uno scrittore non possano essere interamente surrogate da un algoritmo.

In un futuro destinato a vedere l’intelligenza artificiale rivestire un ruolo sempre più rilevante nella creazione di contenuti, l’autenticità dell’esperienza umana potrebbe costituire il vero elemento distintivo. Non si tratta soltanto di una questione legale o di mercato, ma della rivendicazione del valore intrinseco di ogni narrazione che scaturisca da una mente, un vissuto e un’emozione reali.

Authors Guild? Ma chi sono?

Se stai iniziando a conoscere solo ora l’Authors Guild, sappi che si tratta della più antica e vasta organizzazione professionale degli Stati Uniti dedicata ai creativi della scrittura, fondata addirittura nel 1912. All’interno riunisce una galassia di romanzieri, saggisti, giornalisti, poeti, traduttori e anche autori indipendenti o autopubblicati. Il suo lavoro non si limita a connettere le persone che condividono la passione per le parole: la Guild promuove la libertà di espressione, combatte per garantire compensi dignitosi e fornisce supporto sotto vari aspetti anche attraverso la Authors Guild Foundation, la quale organizza corsi e programmi formativi su come amministrare la propria carriera e salvaguardare i diritti di proprietà intellettuale.

Questi obiettivi dimostrano una visione strutturata che mira a preservare la dignità e la qualità del mestiere di scrivere, oltre ad assicurare la sopravvivenza di una produzione artistica che, pur potendo integrare soluzioni tecnologiche, trova la sua forza più autentica nell’apporto insostituibile dell’ingegno umano.

Maggiori informazioni sulla Human Authored Certification: https://authorsguild.org/human-authored/

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